Per anni ha finto davanti a tutti, nessuno sospettava quello che sarebbe accaduto. Vi parliamo del calciatore di Serie A e della sua falsa identità.
È una storia davvero incredibile, che lascia tutti senza parole e che regala un colpo di scena dietro l’altro.
Andiamo dunque a leggere più da vicino cosa accadde.
Nell’estate del 1998, il mondo del calcio italiano accoglieva tra le sue fila un giovane promettente brasiliano di nome Eriberto, acquistato dal Bologna per la cifra considerevole di 5 miliardi di lire. Questo ragazzo, appena diciannovenne secondo i documenti ufficiali, aveva già dimostrato il suo valore nel Palmeiras con 35 presenze e cinque reti all’attivo, oltre a una vittoria nella Coppa del Brasile e sette presenze nella nazionale Under 21 brasiliana. La sua posizione in campo era quella di esterno destro di centrocampo, noto per la sua instancabile energia lungo la fascia.
Tuttavia, ciò che colpiva era l’aspetto fisico del giocatore: nonostante i documenti attestassero i suoi 19 anni, molti dubitavano della sua reale età. Compagni e procuratore scherzavano sulla questione senza sapere che stavano involontariamente toccando un punto dolente della storia personale di Eriberto.
La verità è che Eriberto nasceva come Luciano in una famiglia estremamente povera del Brasile. Orfano da bambino e cresciuto dalla nonna, cercò fin da subito di contribuire economicamente attraverso vari lavoretti. Il calcio si rivelò presto la sua grande passione e talento. Tuttavia, le porte del calcio professionistico sembravano chiudersi davanti a lui a causa dell’età considerata avanzata per iniziare una carriera sportiva.
La svolta arrivò grazie all’intervento di un faccendiere disposto a falsificare i documenti d’identità del giovane per renderlo più “giovane” agli occhi delle squadre professionistiche. Accettando controvoglia questa proposta discutibile ma vedendola come l’unica via d’uscita dalla povertà estrema, Luciano diventava così Eriberto ed entrava nel Palmeiras dove si distingueva rapidamente fino ad arrivare alla prima squadra.
Il trasferimento al Bologna segnava l’inizio dell’avventura italiana per Luciano/Eriberto. Nonostante le ottime premesse sportive dovute alla falsa gioventù attribuitagli dai documenti contraffatti (23 anni anziché 19), il suo comportamento fuori dal campo lasciava molto a desiderare: vita sregolata e guida imprudente erano solo alcune delle abitudini che lo rendevano poco amato dalla città emiliana.
Dopo due stagioni altalenanti al Bologna con prestazioni inconsistenti sia sul campo sia fuori dallo stadio venne mandato in prestito al Chievo Verona dove finalmente sembrava trovare la giusta concentrazione sul lavoro portando la squadra alla storica promozione in Serie A nella stagione 2000-2001.
Il periodo trascorso al Chievo rappresentava forse il picco della carriera sportiva di Eriberto/Luciano con l’appellativo de “Le frecce” insieme a Manfredini sulla fascia opposta. Tuttavia, quando Cragnotti mostrò interesse verso lui offrendogli un trasferimento alla Lazio per ben 18 milioni di euro tutto cambiò improvvisamente: Eriberto sparì tornando poi spontaneamente alle autorità italiane confessando tutta la verità su età e identità false.
Quest’ammissione scatenò uno scandalo nel mondo calcistico italiano ma anche una certa comprensione verso le motivazioni profonde che avevano spinto Luciano ad agire così drasticamente pur di realizzare il suo sogno calcistico.
Nonostante lo scandalo potesse costargli carissimo anche legalmente parlando (rischiando fino a un anno di reclusione), la giustizia italiana decise infine per una punizione esemplare ma misurata consistente in sei mesi di squalifica dal calcio professionistico.
Passati questi sei mesi Luciano tornava sui campi da gioco questa volta sotto il suo vero nome contribuendo ancora alle sortite calcistiche del Chievo senza tuttavia mai eguagliare i fastidi precedenti.
Massimo Moratti dell’Inter tentò comunque un recupero dello sportivo ormai trentenne offrendogli una chance nell’ambito nerazzurro; tentativo purtroppo fallimentare visto che “Luciano” non riuscì ad ambientarsi né a ritrovare lo smalto dei tempi migliori.
Dopo nove anni alternati tra altalenanti performance sul campo ed episodi extracalcistici meno turbolenti rispetto al passato chiudeva definitivamente con il Chievo diventandone uno dei giocatori più presenti nella storia della squadra veneta.
Oggi Luciano ha lasciatо definitivamente l’ambiente calcistico dedicandosi alle mezze maratone trovando finalmente pace dopo anni turbolenti vissuti sotto falso nome; mentre Eriberto -l’uomo cui aveva rubato l’identità- dopo aver intentato causa senza successo rimase nell’ombra della vicenda senza ricevere alcun risarcimento.
Questa storia incredibile rimarrà impressa nei ricordi degli appassionati come esempio lampante delle difficoltà incontrate da alcuni giovani talentuosi nel loro cammino verso il successo professionale nel mondo dello sport; dimostrazione vivida delle pressioni enormemente distruttive ma anche della resilienza umana capace talvolta persino superarle ritrovandosi infine sulla retta via dopo errori commessi sotto peso delle circostanze avverse incontrate lungo tale cammino tortuoso.
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