Terribile infortunio per quello che è l’attaccante più forte del mondo, uno dei calciatori in assoluto più determinanti di sempre. Un ko che l’ha costretto a lasciare il calcio.
Si tratta di una storia veramente drammatica e che non può che far riflettere sotto numerosi punti di vista.
Andiamo a leggere da vicino quanto accaduto in merito.
La stagione 1992-93 sembrava promettere grandi cose per Marco Van Basten e il Milan. Con una partenza fulminante, l’attaccante olandese aveva messo a segno 19 reti in soli 18 incontri, dimostrando di essere in uno stato di forma eccezionale. Tuttavia, nonostante le apparenze, Van Basten stava combattendo una battaglia personale contro i dolori persistenti alla caviglia destra, già operata in passato. Questa situazione lo portò a prendere una decisione che avrebbe cambiato per sempre il corso della sua carriera.
Convinto dalla necessità di sottoporsi a un intervento chirurgico per alleviare i dolori alla caviglia, Van Basten si consultò con il dottor Marti in Svizzera. Nonostante le perplessità espresse dai dirigenti del Milan e dal medico sociale del club, l’olandese decise di procedere con l’operazione. Questa scelta si rivelò fatale: quello che doveva essere un semplice intervento di pulizia si trasformò nell’inizio di un calvario senza fine.
Dopo l’intervento chirurgico eseguito, il calciatore sperava di poter tornare presto in campo senza dolore. Tuttavia, non solo il recupero fu più lungo del previsto ma il dolore alla caviglia divenne ancora più acuto e persistente. Ciò nonostante, l’attaccante tentò disperatamente di tornare a giocare; partecipò infatti ad alcune partite cruciali della stagione successiva ma era evidente che non fosse più lo stesso giocatore di prima.
Nel tentativo disperato di trovare una cura per i suoi mali, l’olandese si affidò a diversi specialisti tra cui un altro “luminare”, che promise una rapida guarigione attraverso un nuovo metodo innovativo. Anche questo tentativo si rivelò infruttuoso: dopo ulteriori operazioni e trattamenti alternativi come la copuntura, il dolore persisteva rendendo impossibile persino camminare senza aiuto.
In uno degli ultimi tentativi estremi per salvare la sua carriera calcistica e soprattutto la sua capacità motoria quotidiana, Van Basten accettò l’applicazione dell’apparato Ilizarov sulla sua gamba destra. Questa procedura estremamente invasiva comportava l’inserimento dei chiodini nella caviglia con lo scopo teorico di allungare le ossa gradualmente per recuperarne la funzionalità completa. Le conseguenze furono devastanti: oltre alle continue infezioni dovute alla difficoltà nella gestione delle ferite aperte da parte dello stesso giocatore a casa propria; questa esperienza segnò profondamente sia fisicamente sia psicologicamente Marco Van Basten.
Nonostante gli enormi sacrifici fatti nel tentativo disperato di tornare al calcio giocato – inclusa la prospettiva entusiasmante di poter giocare al fianco del neoacquisto Roberto Baggio – i continui dolori costrinsero infine Marco Van Basten ad arrendersi all’evidenza: era giunto il momento di appendere gli scarpini al chiodo.
Marco annunciò ufficialmente il suo ritiro dal calcio professionistico nell’agosto del 1995 durante una conferenza stampa pressoché straziante sia per lui sia per tutti gli amanti dello sport re.
La storia sportiva ricorderà sempre Marco Van Basten come uno dei talenti più puri ed eleganti mai apparsi sui campetti verdi d’Europa; tuttavia resterà anche impressa nella memoria collettiva come esempio tragico delle conseguenze devastanti che gli infortuni possono avere sulla carriera degli atleti professionisti.
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