Il Bologna è riuscito nella storica qualificazione alla prossima Champions League, merito di Thiago Motta e di un gruppo straordinario.
Ora c’è da costruire la squadra del futuro che avrà la possibilità di giocare in questa importantissima competizione.
L’obiettivo è di fare bella figura, anche se sognare non costerà di certo nulla. Ma non è la prima volta e c’è un precedente inquietante.
Cinque ore di calcio, tre partite in tre nazioni diverse – Belgio, Italia e Spagna – hanno segnato l’ultima avventura del Bologna nella Coppa dei Campioni 60 anni fa, un torneo molto diverso da quello che conosciamo oggi.
Senza testa di serie o calendari fissi e con pochissime trasmissioni televisive, la competizione era un vero e proprio viaggio nell’ignoto per le squadre partecipanti. Nel 1964, l’Europa cercava ancora la sua unità politica e culturale, con Bruxelles al centro degli sforzi di integrazione.
La stagione 64-65 vide il calcio italiano al vertice dell’Europa: la grande Inter aveva appena vinto la Coppa dei Campioni battendo il Real Madrid, ma perse lo scudetto in uno spareggio storico contro il Bologna.
Questo match si giocò sotto l’ombra della tragedia: Renato Dallara, dirigente del Bologna, morì per infarto pochi giorni prima della partita. Nonostante ciò, guidati dal geniale Fulvio Bernardini (il “Dottor Pedata”), i rossoblù superarono l’Inter 2-0 a Roma grazie a una prestazione tatticamente impeccabile.
Il team che affrontò quella storica Coppa dei Campioni era praticamente identico a quello campione d’Italia. Con un moderno 4-1-4-1 guidato in porta da William Negri e una difesa solida composta da Paride Tumburus e Franco Janić come centrali difensivi supportati dai terzini Carlo Furlanis e Mirko Pavinato.
A centrocampo Romano Fogli orchestrava il gioco insieme ai talentuosi Giacomo Bulgarelli ed Helmut Haller; sulle ali Ezio Pascutti e Marino Perani servivano palloni all’attaccante Harald Nielsen.
L’avventura europea iniziò contro gli ostici belgi dell’Anderlecht che due anni prima avevano eliminato il Real Madrid dalla competizione. Nonostante una sconfitta per 1-0 nell’andata a Bruxelles con gol di Paul Van Himst (il Pelé bianco), il ritorno vide un Bologna combattivo riuscire a ribaltare il risultato vincendo per 2-0 grazie alle reti di Pascutti e Nielsen.
A causa delle regole dell’epoca che non prevedevano la regola del gol fuori casa, fu necessario uno spareggio giocato al Camp Nou di Barcellona davanti a soli 5.000 spettatori. Nonostante le assenze importanti dall’Anderlecht e una Sampdoria fresca dall’impegno domenicale in campionato sulle gambe del Bologna, i rossoblù dominarono senza riuscire però a concretizzare le numerose occasioni create.
Dopo tempi supplementari senza reti si arrivò alla decisione più crudele nel calcio: il lancio della monetina. Incredibilmente alla prima esecuzione la moneta atterrò dritta conficcandosi nel fango; al secondo tentativo uscì testa favorendo così l’Anderlecht che passò agli ottavi dove avrebbe incontrato il Liverpool.
Per anni questo episodio rimase impresso nella memoria dei tifosi bolognesi come simbolo delle crudeli ironie del destino nel calcio; un momento che segnò anche l’ultima apparizione del club emiliano nella massima competizione europea fino all’avventura nella Super Champions nel 2024 dove avrà nuove opportunità su palcoscenici internazionali.
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