Cambia la Champions League dalla stagione 2024/25: svelate tutte le novità del format voluto dalla Uefa per aumentare i ricavi
I club più ricchi sono anche club più felici. Questa la semplicissima equazione risolta all’interno della Uefa. E maggior felicità tra i club vuol dire anche maggiori possibilità di rimanere al proprio posto, ai vertici, su una poltrona sicuramente comoda e redditizia.
Questo è stato il ragionamento non certo complicato che avrà fatto il presidente Ceferin. Dopo il ‘terremoto’ Superlega, rivelatosi presto nulla più di una semplice scossa di assestamento, il dirigente sloveno ha rilanciato fortemente le sue ambizioni dando vita alla nuova super Champions League, con un format rinnovato e introiti gonfiati rispetto al passato.
Il maggior numero di partite garantito dal nuovo format, che prima ancora della partenza sembra non godere in realtà di grande simpatia tra molti appassionati di calcio, permetterà alla Uefa di aumentare di parecchio i ricavi. E ovviamente non per tenerli in cassa, ma per redistribuirli, in maniera ‘meritocratica’, tra le squadre partecipanti.
Fino a questo momento il massimo organo continentale aveva fatto trasparire soprattutto le novità a livelli di regolamento. Dal prossimo anno le squadre qualificate saranno 36 e non più 32, si competerà all’interno di un girone unico con divisione per fasce e otto partite garantite per ogni squadra partecipante.
Quel che più interessa ai club europei è però il lato economico della vicenda. Perché questo nuovo format si tradurrà, per l’Uefa, in ricavi da 2 miliardi e mezzo di euro, da redistribuire tra i club con un meccanismo a sua volta rivisitato.
Ci saranno più introiti per i club che parteciperanno alla nuova Champions League? La risposta è un netto sì. Secondo quanto emerge dai documenti ufficiali e riportato da Calcio e Finanza, il nuovo format permetterà disputare il 47% in più di partite rispetto al precedente, gonfiando enormemente i ricavi fino a quasi 2,5 miliardi di euro, da redistribuire tra 36 squadre.
In che modo? Il meccanismo in sé resta basato su poche voci: partecipazione, risultati, market pool e coefficienti. Rispetto al passato, questi ultimi due elementi sono però accorpati e avranno un peso minore per la redistribuzione.
Stando a quanto trapela, market pool e coefficienti, insieme, passeranno dal 45% del peso sulla redistribuzione dei premi al 35%. La voce più importante sarà quella relativa ai risultati, che arriveranno fino al 37,5% (rispetto al precedente 30%). La quota per la partecipazione salirà invece al 27,5%, da ripartire equamente tra tutte le squadre coinvolte.
In altre parole, per avere un’idea delle somme che circoleranno nella competizione, il bonus per la partecipazione, da distribuire tra le squadre qualificate, passerà dai poco più di 500 milioni di quest’anno a oltre 678 milioni (il che si tradurrà in un guadagno di 3 milioni di circa superiore per ogni squadra).
Il salto in avanti più importante riguarderà le somme da redistribuire attraverso i risultati. Dagli oltre 600 milioni di quest’anno si passerà a più di 925 milioni di euro. In altre parole, più si vincerà e si otterranno risultati di prestigio, più si avrà la possibilità di gonfiare enormemente i propri ricavi. Per la gioia di quei club che ogni anno partono per vincere la Champions, e non solo per partecipare.
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