Gabriele Paparelli, figlio del compianto Vincenzo, il tifoso della Lazio ucciso prima di un derby romano nel 1979, commenta l’ultima tragedia
Nessuno potrà mai dimenticare quella grigia domenica di fine ottobre del 1979, quando sugli spalti dello stadio Olimpico pochi minuti prima del calcio d’inizio dell’ennesima stracittadina tra Lazio e Roma a causa di un razzo sparato dalla Curva Sud, il feudo della parte più calda del tifo giallorosso, un tifoso biancoceleste che occupava il suo posto in Curva Nord rimase ucciso sul colpo.
Morì sotto la sguardo disperato di sua moglie, Vincenzo Paparelli. Una tragedia immane, una perdita indicibile per l’intera famiglia Paparelli. Il figlio più grande di Vincenzo, Gabriele, ancora oggi reca con sè le ferite di quella giornata, cicatrici profonde che non si potranno mai rimarginare.
Ogni volta che si parla di violenza nel mondo del calcio, quando accade l’irreparabile, per Gabriele è come se quella ferita tornasse a sanguinare. E proprio qualche giorno fa un’altra morte assurda si è abbattuta come uno tsunami in piena estate sul mondo del pallone.
Un tifoso greco di 22 anni è infatti rimasto ucciso qualche giorno fa nel corso di violentissimi scontri andati in scena poco prima della sfida valida per i preliminari di Champions League tra Aek Atene e Dinamo Zagabria. Un match che la UEFA, alla luce dell’ennesima tragedia consumatasi intorno a un evento sportivo, ha deciso di rinviare.
Muore un tifoso greco, Gabriel Paparelli non ci sta: lo sfogo non deve passare sotto silenzio
La tragedia di Atene non ha lasciato indifferente Gabriele Paparelli che ha commentato la notizia in esclusiva ai microfoni di Notizie.com. “Sono rimasto basito. Il pensiero che ancora oggi ci si ammazzi per le vie di una città a causa della rivalità tra tifoserie è incredibile. Avevo anche pensato di scrivere qualcosa sui social, però poi mi sono fermato”.
L’episodio di Atene non può non riportare alla mente la tragedia dell’Olimpico di quasi mezzo secolo fa: “E’ assurdo come non si riesca mai ad imparare da queste tragedie. Ho paura che la violenza nel mondo del calcio sia un fenomeno talmente radicato da non poter essere sconfitto. E l’aspetto più tragico è che ormai la morte di un tifoso non ci fa più effetto“.
In effetti anche a livello mediatico lo spazio dedicato ai fatti di Atene è stato minimo, diversamente dal passato più o meno recente. Anche per questo il messaggio di Gabriele Paparelli non deve passare sotto silenzio.