Lewis Hamilton è da sempre sensibile contro il razzismo ed è in lotta per cercare di sconfiggerlo. Le sue ultime parole non possono che farci riflettere
Essere popolari comporta tanti onori, ma anche oneri, proprio per questo è più che naturale che ogni cosa che dice fa un personaggio noto possa avere un peso, in positivo o in negativo. Ne sa qualcosa anche uno come Lewis Hamilton, che continua a essere uno dei piloti più amati della Formula Uno nonostante non vinca più da qualche anno.
Ormai da tempo il britannico lotta in prima persona contro il razzismo, problema che lui si è trovato a vivere sin da bambino, quando è stato oggetto di pesanti discriminazioni. “A scuola mi prendevano in giro, mi dicevano ‘negro’, mi tiravano cose addosso come le banane e prendevo colpi di continuo. Quello è stato il periodo peggiore della mia vita, non volevo che mio papà pensasse che io fossi debole, per questo non l’ho detto a nessuno”, queste erano state le sue parole in occasione del podcast ‘On purpose’, a conferma di quanto il tema gli stia a cuore. Parlarne è per lui importante e permette di tenere viva la questione.
La confessione inaspettata su Lewis Hamilton
Lewis Hamilton è tanto determinato in pista (sette titoli mondiali non si vincono certamente a caso) quanto fuori. E questo appare evidente quando si tratta di esprimere la sua opinione su temi che gli stanno a cuore. Tra questi c’è il razzismo, che lui ha vissuto in prima persona quando era solo un bambino, forse solo la popolarità gli ha permesso di non sentirsi “diverso” come accadeva allora.
Fortunatamente sono tanti i personaggi famosi che sono della stessa opinione e che lo supportano, a conferma di come si possa essere rivali nei circuiti, ma amici fuori. Questo è il rapporto che lui è riuscito a instaurare, tra gli altri, con Sebastian Vettel, con cui continua ad avere un legame anche ora che il tedesco ha lasciato la Formula Uno. Entrambi, infatti, non si sono mai tirati indietro quando si trattava di inginocchiarsi poco prima di una gara e mettere in atto il gesto che era diventato un simbolo della lotta contro le discriminazioni.
Un sostegno che il britannico ha apprezzato in modo particolare e che gli ha permesso di non sentirsi isolato, nonostante in un primo momento fosse quello il suo stato d’animo. “Sebastian mi ha raccontato che ci sono team che sono arrivati a fare commenti razzisti su di me – questa è la sua confessione inaspettata a DAZN -. Lui si è inginocchiato con me nel 2020, non ho ancora visto un collega coraggioso come si è rivelato essere lui. Noi abbiamo bisogno di empatia, proprio per questo finisco per chiedermi: ‘A nessuno importa tutto questo?’. Noi dobbiamo cambiare le leggi in modo tale che la legge possa sentirsi meglio”.
A 38 anni è inevitabile per uno come Lewis Hamilton pensare anche a quale possa essere il suo futuro una volta appeso il casco al chiodo. Lui per ora non si esprime a riguardo, anzi vorrebbe prima di quel momento togliersi un’altra soddisfazione e vincere un altro Mondiale (riuscirebbe a superare Michael Schumacher), ma chi lo conosce bene sembra convinto che difficilmente possa smettere di pensare a un tema che ora per lui è diventato imprescindibile.
Una delle sue idee sarebbe quella di lottare per sostenere le giovani generazioni e creare per loro un mondo migliore: “Serve rivedere le leggi sulla protezione degli animali, oltre che quelle sull’ambiente – ha detto ancora nell’intervista –. Voglio poi portare avanti Mission 44, il progetto dedicato ai giovani, in modo tale da portarlo anche in Africa e negli Stati Uniti. Il mio obiettivo è quello di permettere che i bambini abbiano un futuro e aiutarli in modo concreto”.