A distanza di mesi da quando è in carcere per presunta violenza sessuale, Dani Alves ha rilasciato un’intervista, raccontando la sua verità e le sua vita presente
Mayka Navarro è stata l’orecchio e la penna de ‘La Vanguardia’, il giornale al quale Dani Alves si è raccontato a distanza di mesi dall’arresto, ovvero lo scorso gennaio. Le accuse di violenza sessuale da parte di una giovane donna hanno sortito effetto immediato, ma ancora non è stata stabilita la colpevolezza assoluta del giocatore né chiarite del tutto le circostanze di volontarietà rispetto all’atto consumatosi nel bar di una discoteca di Barcellona.
Fin dal primo momento l’ormai ex giocatore brasiliano ha dichiarato la sua innocenza e l’ha ribadita al giornale, affermando di dormire sonni tranquilli fin dal primo momento, poiché la donna in questione era consenziente – secondo la versione di lui – al rapporto sessuale. L’unica grande remora è aver mancato di rispetto, a causa dell’infedeltà, a sua moglie, Joana Sanz. I due ad oggi sono separati, ma non legalmente e la giovane modella non ha mai smesso di dargli una mano, nonostante la rabbia e la delusione, nonché il timore della verità.
Di recente è stato Xavi, attuale tecnico blaugrana ed ex compagno di squadra di Dani Alves, a parlare di lui così: “È difficile commentare certi situazioni, conoscendo Dani sono sia sorpreso che scioccato. Si pronuncerà la giustizia, ma mi dispiace molto per lui”. Parole alle quali tramite carta stampa il brasiliano ha risposto, affermando: “Xavi è il mio amico di sempre. Quando l’ho saputo, ho pianto. Mi sarebbe piaciuto prendere il telefono e chiamarlo per dirgli: ‘Grazie, grazie, ma non farlo mai più. Non dire nulla. Fammi un favore e dimenticati di me, mi prenderò cura di me stesso, non preoccuparti'”.
Dani Alves dal carcere: “Mai venuto nessun amico, ad alcuni non l’ho permesso io”
Proprio in merito all’effetto che la notizia ha avuto sui colleghi, alcuni dei quali suoi amici, del mondo del calcio, Dani Alves ha parlato così: “Nessuno è venuto a trovarmi. È anche vero che non tutte le persone con cui ho giocato sono miei amici. Ho alcuni che avrebbero voluto venire a trovarmi, ma non gliel’ho permesso. La prigione non è un posto per loro né per i miei figli, genitori o mia moglie. Anche se alla fine sono stato lì per così tanti mesi che ho permesso loro di venirmi a trovare. Non permetto a nessuno di venire e non voglio che nessuno mi difenda in pubblico perché in questo momento difendermi è dannoso per chi lo fa. Non mi aspetto niente da nessuno”.
Quella che considera la sua lotta per la verità, Dani Alves la conduce da solo e un primo obiettivo sarebbe ottenere la libertà vigilata, già rifiutata dal Giudice. In merito a ‘La Vanguardia’ ha dichiarato: “Se avessi voluto evadere, sarei andato in Spagna o viaggiato dal Messico al Brasile. Ma io non sono Robinho, sono Dani Alves. Ho lasciato casa a 14 anni e da allora ho camminato da solo, risolvendo da solo i miei problemi. A casa, i miei genitori mi hanno insegnato principi e valori che mi hanno guidato nella mia vita. Tra questi valori c’è quello di non agire mai in modo violento. E di difendermi sempre. Senza scappare. Nessuna fuga. Io sono qui a testa alta, non mi sottraggo alle mie responsabilità”.