Come un fulmine a ciel sereno giungono le dichiarazioni dell’ex calciatrice, la quale rivela inquietanti retroscena circa i Mondiali del 2011 in Germania
“Non ho neanche detto la metà”, s’intitola il libro firmato da Nilla Fischer. Oggi ha 38 anni ed ha lasciato il calcio giocato, nel quale si è disimpegnata come difensore centrale, ma è stata una delle protagoniste dei Mondiali femminili del 2011, che si sono disputati in Germania. La svedese ha raccontato attraverso un libro tutto quanto accade nelle retrovie del calcio femminile. Poche come lei possono avere una voce così autorevole e approfondita: basti pensare che nella sua carriera, durata oltre un ventennio, ha vinto una Champions League, un argentino a Rio 2016 ed è stata due volte sul podio ai Mondiali.
Proprio la massima competizione per Nazionali è stata al centro del suo libro. In Germania, infatti, avvennero dei fatti che hanno segnato in negativo l’avanzata del calcio femminile e la sua considerazione da parte dell’intero movimento. Nigeria, Sudafrica e Ghana attraverso le loro Federazioni nel 2011 accusarono la Guinea Equatoriale di aver schiarato in squadra alcuni uomini.
Piuttosto che una secca smentita, la FIFA decise di avviare un’indagine approfondita con controlli. Questi ultimi consistettero nella pratica imperdonabile di obbligare ognuna delle calciatrici a firmare una dichiarazione all’interno della quale garantivano di essere di “genere appropriato”. Poi a ogni Nazionale fu offerta la possibilità di procedere nel modo che riteneva più opportuno ai controlli. Sarebbero stati sufficienti dei tamponi per bocca per raccogliere il DNA e invece la pratica della Svezia fu davvero ignobile.
Calcio femminile, lo scandalo raccontato dalla Fischer sui Mondiali del 2011
All’interno del suo libro Nilla Fischer spiega che la Nazionale svedese convocò una fisioterapista donna per conto del medico della squadra per indagare così: “Ci fu detto che non avremmo dovuto raderci nelle zone intime e che avremmo dovuto mostrare i genitali al dottore. Nessuno capiva la questione della rasatura, ma facemmo quanto ci venne detto. Pensammo: ‘Come è possibile arrivare a tanto?’. ‘Perché siamo costrette a farlo ora?’. ‘Ci devono essere altri modi per farlo. Dovremmo rifiutarci?’ Allo stesso tempo nessuno voleva mettere a repentaglio l’opportunità di giocare un Mondiale. Abbiamo dovuto farlo, non importava quanto fosse malato e umiliante”.
La FIFA al momento non ha commentato tali esternazioni, ma si è limitata a prendere atto delle stesse. Tuttavia, la Fischer non si è fermata e ne ha parlato anche al quotidiano ‘Aftonbladet’, affermando: “Ho abbassato i pantaloni e la biancheria e la fisioterapista ha annuito. Ha guardato il dottore che era in piedi, con le spalle alla porta. Ha preso nota e ha proseguito nel corridoio per bussare alla porta accanto. Al termine di tutto il procedimento, ovvero esporre la vagina, il medico ha sottoscritto con un documento che la Nazionale di calcio femminile svedese fosse composta soltanto da donne”.