L’ex talento di Bari Vecchia, sempre al centro dell’attenzione per le sue esternazioni, ha svelato un curioso retroscena del passato
Chi non lo ha mai visto giocare dal vivo, forse non può comprendere fino in fondo che tipo di talento fosse Antonio Cassano. Pur avendo vestito prestigiose maglie come quelle di Roma e Real Madrid, il talento barese non ha mai espresso totalmente il suo sterminato potenziale. Un po’ il carattere difficile, un po’ la gestione ‘sui generis’ del suo essere professionista, un po’ – e furono parole sue – una qual certa assenza del sacro fuoco della competitività, necessario per imporsi ad altissimi livelli, hanno fatto sì che il fantasista raccogliesse meno di quanto avrebbe potuto e dovuto fare.
“Non c’è cosa peggiore del talento sprecato“, diceva la vecchia massima. Un’aforisma che, almeno in parte, può certamente applicarsi al calciatore pugliese. Dopo aver incantato, da giovanissimo, con la maglia della squadra della sua città, nell’estate del 2001 Cassano passò alla Roma. Dove compose, con un certo Francesco Totti, una delle coppie più talentuose del calcio europeo. La storia però, sarebbe potuta andare diversamente. È stato lo stesso Cassano a svelare un interessante retroscena durante la trasmissione di Rai 3 ‘L’avversario‘, condotta da Marco Tardelli.
Cassano alla Juve, ecco cosa successe
“La Juventus mi voleva, e mi offriva tanti soldi. Moggi mi aveva dato appuntamento. Io a quel punto rispondo a mia madre che c’era anche la Roma e il mio idolo Totti. Ho deciso di accettare perché volevo giocare con lui. Non ho preso in considerazione la Juve e ho fatto il pacco a Moggi. Due giorni prima ero andato a firmare con la Roma“, ha svelato l’ex calciatore.
Cassano ha poi proseguito il racconto ‘difendendo’ la sua scelta e ricordando che splendido rapporto avesse con Franco Sensi, all’epoca numero uno della Roma nonché presidente dello Scudetto conquistato appena poche settimane prima dell’approdo di Fantantonio a Trigoria.
Forse, sussurra qualcuno, se Cassano avesse accettato l’offerta del club bianconero, quest’ultimo, noto per il rigido rispetto della disciplina e per delle regole che nessuno può permettersi di infrangere, sarebbe stato ‘inquadrato’ nel modo più propizio. Avrebbe, insomma, “messo la testa a posto”. D’altro canto, chi lo conosce da una vita, continua a sostenere che nessuno avrebbe potuto cambiare il carattere di un giovanissimo ragazzo già abbastanza restio, di su, a farsi imporre il comportamento. Cosa che avrebbe avuto delle ripercussioni negative anche sulle sue prestazioni. Tutto sommato e tutto considerato, insomma, forse è andata meglio così…